Il piede piatto nell’adulto è un piede gravemente pronato, che sembra “cedere” sulla sua parte interna, con conseguente aumento su questo lato della sporgenza del malleolo tibiale e dell’astragalo. Può trattarsi dell’evoluzione di un piede piatto del bambino non trattato in età infantile e che, per la concomitanza di fattori degenerativi che si instaurano nell’età media, diventa progressivamente più doloroso.
Le cause del piede piatto nell’adulto sono da attribuirsi sia ad una situazione scheletrica, morfologica del piede, già presente in età infantile e nell’adolescenza, che al sovrapporsi di un’ingravescente insufficienza muscolare del tendine tibiale posteriore, che conduce ad una instabilità dell’articolazione sottoastragalica.
Il dolore e l’affaticabilità sono i sintomi, la tumefazione e la deformità del profilo scheletrico con il calcagno in valgo e l’astragalo che sporge all’interno sono i segni distintivi.
A questo si associa un’infiammazione delle strutture articolari e tendinee corrispondenti,
È fondamentale una visita specialistica ortopedica dove il chirurgo del piede deve diagnosticare con l’ausilio di esami strumentali come Rx e TAC il piede piatto e successivamente deve pianificare il trattamento.
Il trattamento del piede piatto nell’adulto può essere conservativo, con plantari e calzature su misura volti alla correzione della pronazione, nei casi iniziali.
Diversamente, il trattamento chirurgico dovrà essere mirato al ripristino dell’asse corretto del retropiede.
L’artrodesi della sottoastragalica (quando artrosica) o osteotomie di calcagno sono gli interventi che devono essere considerati per ripristinare il corretto assetto del retropiede. Tali interventi possono essere condotti con tecnica mini-invasive che consentano di ridurre le complicanze e migliorare il recupero funzionale del paziente.