Parlare di metatarsalgia e neuroma di Morton, significa parlare di due patologie profondamente diverse, ma che hanno una sintomatologia molto simile e spesso sono associate.
È fondamentale una corretta diagnosi differenziale per affrontare correttamente il problema che altrimenti esporrebbe il paziente a recidive e plurimi interventi chirurgici.
La metatarsalgia è una patologia piuttosto comune. Consiste nel sovraccarico dei metatarsi centrali [tutti, escluso il primo metatarso] e si associa spesso a patologie quali l’alluce valgo, l’alluce rigido, ma anche a particolari deformità come il piede cavo.
Il segno tipico del sovraccarico delle teste metatarsali dei raggi minori è dato dalla ipercheratosi plantare, il callo che si forma sotto le teste dei metatarsi, come una vera e propria protezione nei confronti nel sovraccarico.
Non raramente la metatarsalgia è associata ad una deformità delle dita. Anche queste deformità possono essere espressione di sovraccarico e quindi di uno sbilanciamento, inizialmente tendineo, che nel tempo porta alla deformità a griffe o a martello delle dita.
Nei pazienti in cui le soluzioni conservative come il plantare non sia stato di valido aiuto, la chirurgia è l’unica via per la risoluzione del problema.
La chirurgia prevede quindi la correzione dell’alluce, valgo o rigido che sia, e attraverso delle piccole incisioni di circa 2 mm – utilizzando una tecnica mini-invasiva percutanea con l’ausilio di una microfresa – procede alla correzione dei metatarsi che vanno portati in una posizione superiore in modo da non essere sovraccaricati, cercando di ripristinare il corretto arco dell’avampiede.
L’anestesia eseguita è locale e l’intervento dura pochi minuti. Il paziente uscirà dalla sala operatoria con un bendaggio che non dovrà essere rimosso né bagnato per 20 giorni. Il carico sarà concesso fin da subito grazie a una apposita scarpa post-operatoria, scarpa piana, da indossare per 40 giorni.
Il paziente fa ritorno a casa dopo poche ore e l’intervento viene condotto in regime di Day Service.
L’attività sportiva ad alto impatto potrà essere ripresa a 2 mesi dall’intervento.